Intervista in tandem con l’esperta di crediti e l’esperto di ipoteche
Quali sono le mie possibilità se sono in lavoro ridotto o addirittura disoccupato? I consigli della nostra esperta di crediti Angela Lopes e del nostro esperto di ipoteche Michael Bader sui temi del lavoro ridotto e della perdita del posto di lavoro nell’intervista in tandem.
Abbiamo chiesto ai nostri consulenti in materia di credito privato e ipoteca quali siano stati i temi che più hanno toccato i clienti di FinanceScout24 nel corso dell’anno passato – e non è certo stata una sorpresa vedere che anche qui la pandemia di coronavirus e le conseguenze che essa implica hanno occupato il primo posto. Per questo motivo abbiamo invitato la nostra esperta di crediti Angela Lopes e il nostro esperto di ipoteche Michael Bader ad un’intervista online per chiedere loro: cosa succede in caso di lavoro ridotto, disoccupazione & Co.?
Angi e Michael, data la perdurante pandemia di coronavirus molti clienti di crediti e ipoteche si stanno chiedendo: cosa succede se la mia situazione di reddito cambia di colpo? Partiamo dallo scenario numero 1: sono in lavoro ridotto – cosa posso fare?
Angela Lopes: Se non riesci più a pagare la tua rata di credito mensile perché la tua situazione di reddito è cambiata, per esempio a causa del lavoro ridotto, hai la possibilità di «rimodellare» il tuo contratto di credito in corso optando per una durata contrattuale più lunga. Così facendo, ovviamente la tua rata di credito mensile si riduce e il credito è di nuovo sostenibile.
È così facile?
Angela Lopes: In linea di principio, sì. Naturalmente occorre tener conto di alcuni aspetti: per esempio, alcune banche sono restie a concedere crediti alle persone in lavoro ridotto, oppure si rifiutano del tutto di farlo – per questo fare il confronto tra crediti offerto da FinanceScout24 conviene ancora più del solito, visto che noi sappiamo come le varie banche gestiscono il tema del lavoro ridotto. Inoltre, così facendo si aumentano le proprie possibilità di ricevere il credito, per esempio presentando ulteriori documenti sui costi effettivi: spesso, infatti, nel caso della cassa malati le banche calcolano sulla base di valori di massima più alti dei costi effettivi. Indicando il proprio coniuge nella domanda di credito si aumenta la propria solvibilità – su richiesta anche in qualità di condebitore solidale.
In caso di lavoro ridotto è importante ridurre le rate di credito mensili ad un livello sostenibile.
E dove sta l’inghippo?
Angela Lopes: Prolungando la durata contrattuale si riduce la rata mensile, ma a causa della formula degli interessi aumentano i costi generali del credito. Ma hai il diritto di aumentare nuovamente la rata di credito quando sei uscito dal lavoro ridotto. Così potrai compensare la durata contrattuale supplementare.
E anche se non sarà così e alla fine dei conti il credito costerà qualcosa di più, secondo me per chi è in lavoro ridotto si tratta innanzitutto di ridurre le rate mensili ad un livello sostenibile per evitare di ricevere solleciti. Per questo, il mio consiglio a chi è interessato dal lavoro ridotto è quello di scegliere il male minore, insomma di optare per una durata contrattuale più lunga a costi generali più alti, per riuscire ad uscirne senza macchia. Anche se va detto che non sempre è facile scegliere la durata ideale, motivo per cui è meglio mettersi prima in contatto con noi – e chiarire assieme a noi tutte le opzioni esistenti.
Michael, qual è invece la situazione se si parla di ipoteche?
Michael Bader: Vorrei chiarire subito una cosa: i contratti ipotecari offrono molto meno spazio d’azione rispetto a quanto abbiamo appena visto per i contratti di credito. A chi è interessato dal lavoro ridotto (e a tutti coloro il cui reddito sia calato per qualsiasi altro motivo, per esempio dopo un divorzio) e non riesce più a pagare gli interessi ipotecari, io consiglio di chiedere aiuto alla famiglia o agli amici per superare questo periodo di magra – sempre se il lavoro ridotto ha una durata definita ed è quindi programmabile. Oppure si potrebbe pensare ad una fideiussione solidale. Invece, cambiare la situazione abitativa non è certo un’opzione.
E perché no?
Michael Bader: Perché ti fa cadere dalla padella nella brace: da qualche parte devi comunque abitare – e i costi di chi abita in un’abitazione di sua proprietà sono sempre più bassi dei costi di un’abitazione in affitto. In altre parole: se le tue finanze non ti permettono più di pagare l’ipoteca, senz’altro come locatario avrai problemi ancora più grandi. Inoltre, la maggior parte dei proprietari della propria abitazione sono comunque vincolati contrattualmente a ipoteche fisse a lungo termine. Contrariamente a quanto accade per il credito privato, risolvere anticipatamente un contratto ipotecario è possibile solo pagando una cosiddetta penale per disdetta anticipata, insomma una specie di multa. Che a seconda dell’ammontare dell’ipoteca, del tasso di interesse e della durata residua del contratto può anche arrivare a varie decine di migliaia di franchi – quindi nessuna opzione fattibile per una persona che già così deve stringere la cinghia. Finché si riescono a pagare puntualmente sia interessi che ammortamento, non occorre avere paura che la banca disdica il contratto. E chi per una volta è davvero alle strette fa davvero meglio ad agire in maniera proattiva e contattare l’istituto di credito per cercare una soluzione assieme. Nel peggiore dei casi si sarà costretti a vendere l’immobile.
Se il reddito si riduce, mantenere la propria abitazione a interessi ipotecari bassi è senza dubbio meglio che optare per un’abitazione in affitto.
Sinceramente, però, si è tentati di pensare «ipoteca: trappola dei costi».
Michael Bader: No, affatto: la risoluzione anticipata del contratto può diventare cara, ma il vantaggio decisivo dell’ipoteca fissa è proprio dato dal fatto che questo tasso di interesse fisso naturalmente vale per entrambe le parti. Quindi puoi stare sicuro che durante l’intera durata del contratto non dovrai mai pagare di più. Ovviamente, la situazione è un’altra se si parla di una abitazione in affitto: che intanto di solito costa di più, e poi non dimentichiamo che gli affitti possono aumentare e che, nel peggiore dei casi, può anche accadere che il proprietario disdica il contratto di locazione per uso personale e tu debba uscire dall’appartamento. Mi ripeto: da qualche parte dovrai pur sempre abitare – e proprio nel caso del lavoro ridotto avere un’abitazione di proprietà a tassi ipotecari bassi è preferibile che vivere in affitto.
Sembra logico. Ma aggiungiamo un po' di oscurità al nostro scenario di poc’anzi: Non sono colpito dal lavoro ridotto ma dalla disoccupazione o dalla incapacità lavorativa. Angi, che possibilità ho in qualità di beneficiario di un credito?
Angela Lopes: Ora abbiamo il problema che la soluzione che ho prospettato prima, quella di rimodellare il contratto di credito, in questo caso non funziona. Ciò è dovuto al fatto che nel calcolo in vista di un contratto nuovo si tiene sempre conto del reddito attuale – e nella maggior parte dei casi né il sussidio di disoccupazione, né la rendita d’invalidità vengono considerati reddito. Per questo è importante che tu contatti quanto prima il tuo istituto di credito e spiegare apertamente la tua situazione, affinché sia possibile trovare assieme una soluzione accettabile per entrambe le parti. Ricordati assolutamente di chiedere se ti assegneranno un codice di solvibilità negativo, poiché talvolta le proroghe delle rate vengono registrate dalla Centrale per le informazioni di credito (ZEK). La cosa peggiore che puoi fare ora è smettere di colpo di pagare le rate – così non otterresti altro se non provocare solleciti, causare l’iscrizione di un codice di solvibilità negativo nella ZEK, e nel peggiore dei casi addirittura un’esecuzione.
Ma non esiste proprio un’altra soluzione?
Angela Lopes: Certo, una soluzione preventiva: puoi stipulare una cosiddetta assicurazione delle rate. Trattandosi di un’assicurazione relativamente sconosciuta, offriamo volentieri una consulenza approfondita in materia. In breve, questa assicurazione copre generalmente i casi di disoccupazione involontaria e di incapacità lavorativa a seguito di incidente o di malattia – in altre parole, l’assicurazione si assume il pagamento delle rate di un credito per un determinato periodo di tempo. E questo è assai vantaggioso soprattutto nella situazione attuale di pandemia, e comunque vale la pena pensarci anche a prescindere da questo.
Come si fa a stipularla?
Angela Lopes: Quando stipuli il contratto di credito puoi anche stipulare direttamente un’assicurazione supplementare delle rate. Di solito, il premio è di 5 - 6 % e viene integrato nella rata mensile del credito. Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che il premio assicurativo non cambia per l’intera durata del contratto e che la società assicurativa non può esigere la restituzione di prestazioni eventualmente già fruite.
Michael, esiste qualcosa di simile anche per la mia ipoteca?
Michael Bader: No, qui la soluzione è sostanzialmente come quella per il lavoro ridotto: preservare lo status quo grazie all’aiuto della propria rete personale o mediante una fideiussione solidale e superare così il periodo critico. Così riuscirai a mantenere la casa a tassi ipotecari bassi e non sarai costretto a spendere di più per un appartamento in affitto, il che non farebbe altro che peggiorare ulteriormente la situazione.
E per finire, una piccola previsione: quindi anche in futuro tu consigli di investire in un’abitazione di proprietà?
Michael Bader: Assolutamente sì. Nonostante gli interessi attualmente in lieve aumento, il loro livello è ancora buono ed esistono ancora alcune offerte molto interessanti: un’ipoteca fissa di durata decennale viene offerta già con un tasso d’interesse all’incirca del 0.70 percento – a fronte di una buona solvibilità e del deposito in pegno della prima ipoteca. Ciò è dovuto in parte al fatto che gli istituti finanziari all’inizio dell’anno hanno ancora libri contabili vuoti e attualmente fanno addirittura offerte speciali per riuscire a riassestare quanto prima il loro business con le ipoteche in questi tempi turbolenti.
Ma non facciamoci illusioni: nonostante l’attuale politica monetaria rilassata delle banche centrali, i tassi di interesse reagiscono ancora in maniera molto sensibile agli eventi mondiali. La risalita dei tassi di interesse potrebbe essere una reazione al calo dei prezzi delle obbligazioni da metà gennaio in poi. Infatti, durante il primo lockdown erano scesi bruscamente in contrasto con la buona performance del mercato azionario. I prezzi delle obbligazioni calano, gli interessi salgono. Potrebbe essere un’avvisaglia del fatto che le conseguenze a lungo termine del lockdown vengono prese sul serio e si inizia a ritenere possibile che alcune ditte falliscano e i crediti non vengano rimborsati. Per questo è meglio non aspettare, il momento migliore per stipulare un‘ipoteca è adesso.
Angi e Michael, come sempre è stato molto interessante parlare con voi – mille grazie per il tempo che ci avete dedicato!